Henri Meilhac è stato accolto all’Académie Française il giorno 4 del corrente mese. È un autore di commedie leggere. L’ammissione di uno scrittore del suo calibro nella cerchia un tempo esclusiva dei dotti Quaranta, avrebbe suscitato sorpresa nel pubblico di vent’anni fa. Gli accademici della vecchia scuola avrebbero sorriso di fronte alle sue pretese di ottenere un posto tra loro. All’epoca, era necessaria l’impronta del genio; ma adesso, l’industriosità associata a una certa vivace immaginazione e a uno stile corretto sono sufficienti. Henri Meilhac è meglio noto per la sua opera Frou Frou, ma ha scritto altre novantasette commedie di maggiore o minore merito letterario; tuttavia è stato eletto al posto lasciato vacante dalla morte di Eugène Labiche, a sua volta drammaturgo. Le sue commedie brillano tutte di arguzia e freschezza, e incontreranno sempre i favori di un pubblico riconoscente che accorrerà numeroso. Una particolarità di Labiche era che non rappresentava mai personaggi femminili; alcuni sostengono che fosse per galanteria; in ogni caso, le sue composizioni sono libere dalla macchia dell’immoralità. Si occupava dei vizi e delle manie maschili e li ridicolizzava con un sarcasmo tagliente; il borghese, le sue passioni meschine e il suo egoismo travolgente sono sferzati senza pietà. Henri Meilhac, durante il suo discorso, ha raccontato in termini adeguati, anche se privi di fulgore, la vita uniformemente felice, il successo letterario e la fine cristiana del suo predecessore.
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