L’allegria vertiginosa delle farse di Labiche

Il presente articolo è tratto da Radiocorriere TV, 18-24 agosto 1963, p. 15. L’autore è Carlo Maria Pensa.

La crisi della Comédie-Française

Di crisi, la gloriosa storia della Comédie-Française è piena: d’ogni genere e d’ogni grado. Ma è strano che una delle più clamorose se non, come qualcuno ha detto, la più grave, si sia accesa, tre o quattro anni fa, attorno al nome di un autore che aveva speso tutta la sua vita, dal 1815 al 1888, per spandere attorno a sé, col suo carattere e con le sue opere, soltanto allegria e serenità. Era Eugène Labiche; e se ne dovette discutere persino in Parlamento dove il Ministro della Cultura, André Malraux, cercò di difendere il governo accusato d’aver proibito le rappresentazioni, nell’austera Casa di Molière, d’una commedia del famoso scrittore a vantaggio di illustri ma barbose tragedie destinate a lasciar vuote di denaro le casse e di spettatori le poltrone del grande teatro.

“Il governo non ha niente contro Labiche!”, proclamò Malraux; “tant’è vero che il nostro primo ministro (che allora era Michel Debré) è il presidente dell’Associazione Amici di Labiche”. Le assicurazioni di Sua Eccellenza non valsero, comunque, a calmare le acque; la Francia è un paese di raffinata civiltà teatrale e perciò la polemica si trascinò per mesi con l’intervento dei più autorevoli esponenti della cultura e col risultato che Eugène Labiche, a oltre settant’anni dalla morte, vinse la sua ennesima battaglia.

Théâtre des Bouffes-Parisiens

Théâtre des Bouffes-Parisiens

L’opinione di Philippe Soupault

Il poeta Philippe Soupault, uno dei fondatori del movimento surrealista, che durante la seconda guerra mondiale, imprigionato a Tunisi dal governo di Vichy, aveva approfondito i suoi lunghi studi su Labiche rileggendone (grazie all’autorizzazione concessagli dal giudice istruttore del tribunale militare, “uno dei più perfetti imbecilli che io abbia conosciuto”) il teatro completo, saltò su a dire senza mezzi termini: “Labiche è, con Alfred De Musset, il più grande autore drammatico del XIX secolo e, dopo Molière, è il più grande autore comico di Francia”.

È un giudizio categorico, forse troppo; ma non tanto lontano da una valutazione obiettiva, se è vero, come è vero, che le commedie di Labiche, dopo aver incantato il pubblico e sorpreso la critica dell’Ottocento, sono state felicemente depredate per decenni e ancora oggi reggono con grazia e disinvoltura le prove del palcoscenico e del teleschermo. […]

Il metodo di Labiche

Voler cercare un segreto nel modo di lavorare di Labiche sarebbe, più che inutile, assurdo. Il fatto è, a nostro avviso, ch’egli seppe sempre governare con estrema saggezza, sebbene abbia scritto e fatto rappresentare montagne di copioni (lui stesso parla di 170, altri addirittura di 300); fra tante opere, solamente sei o sette ne compose da solo. Per tutte le altre ebbe un collaboratore, da Augier a Martin, da Lefranc a Marc-Michel, da Gondinet a Dumanoir. Ma l’impronta è sua, lo stile, il gusto, il sapor comico sono suoi: inconfondibili.

Saggezza vuol dire organizzazione. A ventisei anni Labiche si sposò sistemando agiatamente la sua posizione economica e cominciando, dopo i felici risultati che già aveva raggiunto, a costruirsi con metodo la fama di cui è tuttora circondato e alla quale, probabilmente, sarebbero bastati titoli come Il Cappello di paglia di Firenze, Il più felice dei tre, La cagnotte oltre al Viaggio del Signor Perrichon. Ai collaboratori chiedeva un’idea, lo stimolo a lavorare e la fiducia nelle sue capacità. Era una ricetta semplice e infallibile.

Oltre tutto, era modesto; possedeva, cioè, una virtù rara: con essa sbalordì e conquistò Parigi e con essa, non appena i favolosi diritti d’autore glielo permisero, si comperò alcune centinaia di ettari di terra in Sologne che trasformò in una zona agricola modello accettando poi la carica di sindaco di Souvigny che tenne, soprattutto durante la guerra del 1870, con profonda dignità e singolare destrezza. Qualche anno dopo l’invasione dei prussiani, scrisse la sua ultima commedia. “È troppo presto, smettere ora, Signor Labiche”, gli dissero. “Uno scrittore di teatro”, rispose, “deve ritirarsi troppo presto per non correre il rischio di ritirarsi troppo tardi”.

La nomina ad accademico arrivò solo nel 1880. Con lui, fu osservato, il più antico genere teatrale francese, la farsa, entrava finalmente nella massima assemblea della cultura, riconosciuto e legittimato. L’abito verde stava bene indosso a Eugène Labiche: era il buon borghese che aveva deliziato la buona borghesia traendo da essa i suoi stessi personaggi: gente guardata con spirito scevro di cattiveria, fanciulle un po’ sciocchine ma sanamente pudiche, madri oculate, padri fieri e un tantino sospettosi, giovani non abbastanza coraggiosi per essere intraprendenti né abbastanza timidi per essere sciocchi. E, dentro alle sue storie, sempre un’invenzione; sempre un meccanismo perfetto; sempre un artificio credibile. Il vaudeville tocca il suo grado più alto; il senso della misura sostituisce l’impegno dell’arte, una gaiezza immediata elimina la volgarità, il ritmo vorticoso non fa rimpiangere l’assenza di un linguaggio preciso, le strofette e i couplets arrivano puntuali al momento giusto.

Théâtre de la Renaissance

Théâtre de la Renaissance

Il vaudeville

Il vaudeville è stato rivoluzionato, proclamò Sarcey all’indomani del Cappello di paglia di Firenze; e perché Sarcey, da quel ruvido che era, si lasciasse andare a una simile dichiarazione bisognava proprio che si fosse impressionato. […] Philippe Soupault, nell’infuocata difesa alla quale accennavamo sopra, invitò i francesi a rileggere Labiche poiché “la lettura del suo teatro, come aveva predetto Emile Augier, conferma l’ammirazione da cui si è presi quando si ride assistendo alla rappresentazione di una delle sue commedie”. Anche in Italia, per la verità, una ripresa di Labiche si è tentata, e abbastanza felicemente. Che la televisione, con Il viaggio del Signor Perrichon prima e con I due timidi poi, si inserisca in questa impresa, ci sembra un fatto da non sottovalutare.

Le foto dei teatri sono tratte dal sito: http://www.regietheatrale.com

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